La tessitura

Il fulcro della collezione etnografica di Bova Marina è costituito dalla sezione dedicata all’arte della tessitura delle fibre animali e vegetali. Oltre ai filati ricavati dalle vermene di ginestra, pettini con manici di cuoio e cardatori di vario genere, sono esposti una maciulla mobile di gelso, una pala e due mazze per la battitura dei filati. A parlare della tessitura sono inoltre fusi in legno e metallo, rocchetti, due telai di dimensioni diverse, conocchie in legno di pero e una coperta di ginestra, decorata con un motivo geometrico a rombi iscritti, dei primi anni del Novecento. Un dettagliato corredo fotografico consente di seguire tutte le fasi della tessitura della ginestra, peculiarità artigianale tipica della Calabria Greca

6

n. inventario: 6

Definizione: maciulla

Denominazione locale: manganu, màngano

Materia: legno

Tecnica di esecuzione: intaglio

Misure: lunghezza 123 cm; larghezza 29 cm

Datazione: prima metà del XX secolo

Stato di conservazione: ottimo

Descrizione: Lo strumento è formato da due tronchi di legno combacianti per mezzo di una doppia scanalatura sulla quale aderisce il tronco superiore che ha un solco combaciante con il ciglio dei due canali inferiori. Un perno posto al vertice inferiore, attraversa e incastra tra loro le due assi, di cui quella superiore, munita di manico.

Utilizzo: macchina tessile impiegata per separare le fibre legnose di certi vegetali (lino, canapa, ginestra) da quelle utilizzabili per la filatura. La maciulla veniva appoggiata ad un muretto e posta in obliquo, prima di essere azionata a leva sollevando con la destra il tronco superiore dall’apposito manico. Contemporaneamente si teneva con la mano sinistra la fibra vegetale da battere, posta all'interno della maciulla. La fascina veniva così battuta con gesti decisi e ripetitivi in modo da sfibrare le fibre vegetali.

25

n. inventario: 25

Definizione: fuso di ferro

Denominazione locale: fusu di ferro, agrastisìdero, aratthisìdero, agrastosìdero

Materia: ferro

Tecnica di esecuzione: forgiatura/battitura

Misure: lunghezza 36 cm x diametro 16 cm

Datazione: prima metà del XX secolo

Stato di conservazione: discreto

Descrizione: Lo strumento è formato da un’asse cilindrica al vertice della quale è saldata la fuseruola, dalla forma circolare. Il fuso è sprovvisto dei cannelli che venivano posti dentro l’asta metallica, la cui estremità inferiore è leggermente appuntita, in quanto doveva roteare nella parte concava di una pietra o di un cubo di legno.

Utilizzo: Il fuso di ferro, utilizzato per riempire di filato dei cannelli da spola o da orditoio, veniva fermato tra le gambe delle donne e poggiato sopra una pietra o un cubo di legno, muniti al centro di un foro o di una parte concava. Lo strumento veniva azionato ponendo preventivamente dentro l’asta metallica uno o più cannelli di canna di fiume, della lunghezza di 6 7 8 cm, sui quali veniva avvolto il filo. Le donne, stando sedute, trattenevano il fuso mentre tenevano con una mano il filo di una matassa posta nell’arcolaio. Contemporaneamente con l'altra mano agivano sul volano per far ruotare velocemente il cannello, avvolgendo così in modo uniforme il filato.

29

n. inventario: 29

Definizione: cardatrice

Denominazione locale: rasteddhi; cardalòra (Gallicianò), cheròtteno, cheròsteno

Materia: legno/ferro

Tecnica di esecuzione: sagomatura, battitura

Misure: lunghezza 45 larghezza 45 cm; altezza chiodi 5 cm

Datazione: metà del XX secolo

Stato di conservazione: discreto

Descrizione: lo strumento è composto da una coppie di tavole di forma quadrangolare, irte di chiodi di ferro posti in modo circolare.

Utilizzo: questo genere di cardatrice, utilizzata per pettinare e rendere soffice la lana, veniva utilizzata ponendo in uno dei due pettini su un tavolo, in senso leggermente obliquo, poggiandolo su una tegola o un supporto. Tra i chiodi del pettine venivano quindi inseriti ciuffi di lana, successivamente sfregati con l’altro cardatore, mediante un movimento ripetuto dall’alto verso il basso. La sfregatura di un pettine contro l'altro, con in mezzo l'ammasso di fibre provvedeva a districare le fibre stesse, liberandole dalle impurità al fine di permettere le successive operazioni di filatura.

33

n. inventario: 33

Definizione: forbici tosapecore

Denominazione locale: zzalithia; spalìsia (Gallicianò), spalìthia (Roghudi), zzalìthia (Bova)

Materia: ferro

Tecnica di esecuzione: forgiatura, battitura

Misure: lunghezza 32; larghezza lama 15 cm

Datazione: seconda metà del XX secolo

Stato di conservazione: discreto

Descrizione: Lo strumento è composto da due lamine metalliche che formano, ciascuna, una lama a base larga terminante a punta, mentre all'altra estremità sono curvate in modo da formare il manico.

Utilizzo: Le forbici venivano usate per tosare le pecore o tagliare la lana. Una volta impugnate le forbici si azionavano le lame, recidendo la lana dall’animale, preventivamente fermato sul terreno.

 

36

n. inventario: 36

Definizione: fibra di ginestra battuta

Denominazione locale: clonòsparto, spartunìa

Materia: vermene di ginestra battute

Tecnica di esecuzione: taglio, macerazione e battitura

Misure: lunghezza 20; larghezza 8 cm

Datazione: metà del XX secolo

Stato di conservazione: mediocre

Descrizione: vermene di ginestra battuta, dopo essere stata sottoposta a macerazione in acqua.

Utilizzo: le vermene di ginestra sottoposte a battitura, con mazze e successivamente mediante maciulla, venivano utilizzate per ricavare un particolare filato fino ai primi anni ottanta del secolo scorso. Dalle vermene di ginestra, si ricavavano fascine di ginestra, che messe macerare in acqua si battevano su sassi o su appositi piani di legno. Si procedeva poi alla cardatura e alla filatura seguendo la stessa procedura che veniva impiegata per altre fibre vegetali, quali il lino e la canapa.

41

n. inventario: 41

Definizione: battitore

Denominazione locale: mazza; ràddo, camàci

Materia: legno

Tecnica di esecuzione: intaglio

Misure: lunghezza 45; diametro 20

Datazione: metà del XX secolo

Stato di conservazione: discreto

Descrizione: Lo strumento è formato da un asse di forma cilindrica, munita di manico

Utilizzo: il battitore serviva a sfibrane le fibre tessili, in particolare lino, canapa e ginestra, al fine di renderle morbide, separandole dalla parte legnosa. Lo strumento si sollevava in alto impugnandolo con lo mano destra. Si procedeva quindi a battere le fascine, riposte su un piano, con un gesto ripetuto e deciso.

 

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